giovedì 21 agosto 2008

L'infinito



Si dice che gli occhi siano specchio dell’anima.
Guardare oltre l’orizzonte è permettere alla nostra interiorità di spaziare al di là di confini angusti e circoscritti per provare a riappropriarsi dell’ infinito senso di libertà che connota la nostra essenza segnandoci e rendendoci unici e speciali.
Fermarsi a guardare è il primo passo per tendere a questo tipo di consapevolezza, calandoci nel presente, un po’ come inspirare profondamente prima di espirare.

Accettazione dell’attimo presente è accettazione della vitalità stessa, amore per sé stessi e per tutto quello che ci rende quelli che siamo.
Fermarsi a guardare dentro noi stessi è il primo passo per capire realmente chi siamo e quale viaggio vogliamo realmente intraprendere.....su quale treno vogliamo salire....e dal quale vogliamo restare fuori....
Mai dimenticarlo.

E nella testa, avanti e indietro, treni sognati e persi, presi e risognati. Quasi ogni notte.
Con me-ti-co-lo-si-tà. (E lo dico disegnando quadrati con le mani nell'aria, eh.)
C'erano un migliaio di controllori schiacciati come sardine con la divisa blu, tutti a chiedersi a che ora arriva, a che ora ritarderà, a controllare i biglietti, a discutere annoiati su chi dovrebbe fare la multa a chi. "Niente multe oggi! E' la festa dei Perduti!"
E c'è uno che sale dal finestrino cantando una canzone che sembra un francese che rutta, mi si siede accanto, e con quel dannato panino in mano mi sbriciola addosso un sacco di pensieri di pane, e si mastica i denti che mancano, chissà dove li ha persi, dentro quella bocca strana, ha nelle orecchie un disco in vinile con un grande cavolfiore viola scarabocchiato sopra. Piace a lui.
E uno che mi chiede dove vado, perchè, a che ora arrivo, con chi e cosa faccio domenica sera, e vuol sapere il secondo, il minuto, spaccato. Non lo sa che il secondo rincorre il minuto, il minuto rincorre il giorno, il giorno rincorre il mese, il mese rincorre l'anno, l'anno di solito, mai agguanta l'eternità.
Che il tempo rincorre il tempo. Che l'uomo rincorre l'uomo. E che l'uomo aspetta.
Cerco di spiegarglielo, che è un gran casino, il tempo. Il tempo e l'uomo. Lui lo vuol proprio sapere, dove vado; la prima che mi viene in mente, la sparo.
"Koala City, ok? Vado a Koala City!". Ecco, è là che vado. Toh. Fregato.
Cacchio, cacchio, il binario è buio, corri cazzo corriiii: devo risalire, è l'unico modo per scendere di nuovo. E di nuovo. E di nuovo. E di nuovo.
Riprendimi, maledizione, mio adorabile mostro d'acciaio fatto di vagoni e fotografie, con quei due sedili rossi dentro e le pareti di carta da parati. La destinazione è poco più in là, all'infinito. L'infinito è poco più in là.

0 commenti: